La terza guerra
mondiale a pezzi
di cui parla spesso papa Francesco - in questo purtroppo ignorato colpevolmente
dai media e non solo da loro – è arrivata a lambire terrificante e omicida le
nostre case, lasciandoci costernati e atterriti. Eppure ogni giorno vediamo sui
nostri televisori le spaventose scene di stragi e di morte – spesso in nome
della religione - delle eterne guerre
in Medio Oriente, in tante regioni africane, nell’Europa dell’Est, con la
dissoluzione di interi stati e milioni di vittime civili. Intanto si lucra con
il criminale mercato delle armi e le diplomazie rimangono inerti…
In maniera orribile, fondamentalisti islamici
reduci da esperienze di guerra in Medio Oriente, hanno colpito nel cuore di una
delle capitali della cultura europea, Parigi. La strage da loro pianificata e
realizzata ha seminato la morte in due simboli della città, la redazione del
giornale satirico Charlie Hebdo e il
supermercato ebraico Hyper Cacher,
unendo l’attacco alla libertà di critica e di espressione a quello a una minoranza
da sempre oggetto di odio e di violenza
nella storia.
Vogliamo subito
affermare che non può esserci civiltà democratica laddove la satira e la
critica, anche le più aspre, a ogni istituzione – comprese quelle religiose –
non sono consentite, così come le minoranze di qualsiasi tipo non godono del
pieno diritto e rispetto. L’atto di guerra – ancora più esecrando perché
portato contro inermi – è stato compiuto in nome di Dio e della religione.
Perciò ribadiamo che la laicità più
rigorosa e rispettosa dei valori umani è l’unica salvaguardia contro la
violenza che si nasconde dietro il fondamentalismo religioso.
Appare inoltre
estremamente grave – come fanno alcuni politici, magari per calcoli elettorali
-chiudersi in una dimensione identitaria predicando il ritorno alle radici
cristiane e ai valori dell’Occidente, in realtà per incitare all’odio
antislamico e verso gli immigrati e per rifiutare nei fatti la ricerca di
soluzioni politiche aperte all’accoglienza e all’integrazione.
Nell’esprimere tutta
la nostra solidarietà alle vittime innocenti e alle loro famiglie, non possiamo
che ribadire il rifiuto di ogni violenza e intolleranza, riaffermando il nostro
impegno nel costruire percorsi concreti di pace. Ricordiamo a questo proposito
le bellissime parole, pronunciate nella cattedrale di Pistoia in occasione del
conferimento del Premio Giorgio La Pira, da Yolande Mukagasana, sopravvissuta
al genocidio dei Tutsi del Rwanda:
Se le religioni s'ispirassero all'amore
per la persona umana - come dicono gli insegnamenti contenuti nei libri
religiosi - le guerre non sarebbero più un'arma in nome della pace. Si tratti
della Torà, della Bibbia o del Corano o di altri, nessuno di questi libri ci dà
un messaggio di odio: ci insegnano tutti
l'amore che viene da Dio e che Lui offre gratuitamente agli uomini. Non si può
parlare di pace quando si uccide in nome
della pace.
Giancarlo Niccolai –
Centro Studi “G.Donati” di Pistoia
Mauro Matteucci –
Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia
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