Lunedì
13 novembre, alle 9 nell’aula magna del Liceo statale “N.
Forteguerri” di Pistoia, l’ultimo atto della tre giorni del
premio La Pira promosso e organizzato dal Centro Studi “G. Donati”.
Alcune classi del liceo hanno partecipato all’incontro con il
cappellano del carcere fiorentino di Sollicciano, don Vincenzo Russo,
e due ex-detenuti, Cataldo e Franco.
Il
tema dell’incontro dal titolo “Visitare i carcerati” era quello
della vita e delle condizioni di vita nelle carceri. Una
testimonianza accompagnata da un video realizzato dagli stessi
carcerati ha impietosamente descritto le condizioni disumane nelle
quali sono costretti, fra sovraffollamento e mancanza di una reale
possibilità di pene alternative alla detenzione. Gli studenti molto
interessati a un tema poco affrontato nelle scuole, per non dire
totalmente dimenticato, hanno partecipato con riflessioni e domande
che sono andate subito a cogliere il centro della questione: cosa è
il carcere al di là di quello che del carcere si dice. Ci sono delle
situazione “carcerogene” dice Franco che con questa parola crea
un neologismo capace di legare la malattia alle condizioni di vita di
dove il recluso è costretto a vivere a causa delle scelte sbagliate
fatte, come lui stesso ammette. “Dentro il carcere c’è il
segreto della vita fuori dal carcere”, afferma con forza don
Vincenzo: mancanza di lavoro, emarginazione, disagio sociale. È il
luogo che dovrebbe essere l’occasione di reinserimento del
condannato all’interno della società, come la stessa costituzione
italiana afferma in modo chiaro e netto, e che invece diventa
l’esperienza della disumanità dove si è costretti a pagare
moltiplicati gli errori fatti. Il carcere diventa così generatore di
ingiustizia. Condizioni carcerarie diverse, modalità alternative per
scontare la pena, differenti politiche che siano più attente al
carcerato che rimane uomo anche quando colpevole, sono i passi che
una società moderna e civile dovrebbe compiere per potersi
dichiarare tale a tutti gli effetti, in una valorizzazione di quel
bello che è presente anche nelle periferie della società. E
compiere finalmente il passaggio dalla reclusione mortifera della
cella chiusa a una ritrovata dignità che si esprime nel poter
rientrare in possesso delle chiavi per liberare finalmente e
definitivamente la propria vita.
Alessandro
Carmignani
Responsabile
cultura Centro Studi “G. Donati”
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