Premio Letterario Internazionale di Narrativa e Poesia "Giorgio La Pira"

Il mondo di oggi ha bisogno sempre più di persone che sappiano “convertire in investimenti di pace gli investimenti di guerra, trasformare in aratri le bombe, in astronavi di Pace i missili di guerraGiorgio La Pira

martedì 8 novembre 2016

XXXIV GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA PACE, DELLA CULTURA e DELLA SOLIDARIETÀ 
"Giorgio La Pira" 2016
Documento Vincenzo Russo



Qualcuno sentendomi leggere il documento (che allego),  mi ha fatto notare che dico le stesse cose. 
Ha perfettamente ragione: è così ma è così perchè porto in giro le riflessioni, le denunce e i bisogni del gruppo di detenuti coi quali ho un appuntamento settimanale a Sollicciano. E di conseguenza non posso cambiare a seconda delle occasioni, quanto dal gruppo emerge.
Come ho detto sono il cappellano di Sollicciano da una decina di anni. Ultimamente, proprio su richiesta dei detenuti, abbiamo creato un gruppo per riflettere insieme sul passato, (le radici, la storia di ognuno), sul presente, (il carcere, la giustizia e la pena) e sul futuro: la libertà, il reinserimento nel mondo, la speranza e la fede che possa essercene uno migliore.

Dunque analizziamo, parliamo dei nostri problemi nel carcere ma anche del mondo esterno, con gli strumenti che abbiamo, e che ci sembrano più adatti:  l'enciclica di papa Francesco prima di tutto e quanto ricaviamo dalle nostre vite, anche la mia. 
In questo ruolo di parte di un gruppo vivo meglio anche il mio ministero e mi sembra che anche gli altri ne traggano giovamento. Porto in giro i loro, i nostri pensieri, faccio conoscere le loro parole che altrimenti resterebbero sepolte nel silenzio, apro tutti gli spiragli che posso perché la conoscenza, la riflessione sono le chiavi per affrontare le difficoltà generali ed insieme quelle particolarissime del mondo carcerario. Abbiamo parlato tanto di Giubileo e di queste porte di Misericordia che si aprono.
Verranno perdonati i peccati ma vorremmo anche che terminasse la pena collegata. Abbiamo aderito alla marcia per l'Amnistia di domenica 6 novembre a distanza, non abbiamo potuto andare, ma c'eravamo coi nostri cuori e la nostra speranza.

Oggi il papa ha celebrato il giubileo dei carcerati. Per la Chiesa il GIUBILEO è l’anno della remissione dei peccati e della Riconciliazione tra gli uomini e Dio.  Papa Francesco ha voluto indire un Giubileo straordinario per diffondere la Misericordia del Signore, per ridare speranza e fiducia (fede) a tutti gli uomini        in questi anni di guerre, di crisi, di tragedie.
Potete (forse) capire cosa abbia significato per i detenuti il fatto che il papa abbia aperto il Giubileo dalle porte di un carcere e indetto un giorno, il 6 novembre, interamente dedicato ad esso.

Vorrei fortemente che questa giornata fosse occasione per fare e ricevere  proposte concrete per uscire dalla situazione tragica, drammatica che è sotto gli occhi di tutti. Papa Francesco ha spiegato bene ed in diverse occasioni cosa intende per "impegno dei cristiani in carcere": considerare i detenuti/le detenute persone e non scarti, a cui vanno comunque riconosciuti i diritti fondamentali della dignità e del futuro, fratelli, figli di Dio.  
 Il nostro impegno dunque è già tracciato, comincia con lo stare al loro fianco, ascoltarli, aiutarli ad andare alla radice dei grovigli che li hanno trascinati in questo "inferno" e accompagnarli per ritrovare i valori della fiducia negli altri e nella misericordia di Dio. 
Non è cosa facile, gli apparati dello Stato, i Servizi, tutti, dichiarano fallimento su questo terreno e proiettano nel futuro la soluzione di questa emergenza.  Emergenza che se paragonata a quanto accade nel mondo , nei paesi in guerra devastati e bombardati, nel Mediterraneo che da mare tra i più belli e ricchi di storia sta diventando un cimitero per migliaia e migliaia di migranti e di profughi senza nome, nelle regioni  terremotate dove tutto quanto costruito, vita di generazioni, scompare sotto cumuli di macerie ... se paragonati a questo e ad altro i disagi delle persone private della libertà sembrano impallidire. Loro hanno un tetto, mangiano, sono vivi.  
Ma la vita non può ridursi a questo ... mancano troppe altre cose, tutte fondamentali. 
Tutte queste emergenze, queste tragedie, i ritardi, le omissioni "sono il segno di come stiamo come società. La nostra è una società malata che ha messo al centro il denaro e il mercato ed ha smesso di guardare alle persone".
Come fare per interrompere il circolo vizioso delle ingiustie, della violenza e della delinquenza ? Sembra davvero una missione impossibile. Ma passo dopo passo, piccola conquista dopo piccola conquista, coinvolgendo sempre più persone interessate, si potrà fare.
Prima cosa tenere le luci accese sul carcere, non lasciarlo chiuso e senza voce come si vorrebbe: far uscire le notizie, conoscere le storie degli uomini e delle donne che vi sono rinchiusi, non dare niente per perso, anche una sola persona è troppo preziosa per essere "scartata".
Seconda cosa, conoscere le diversità, le provenienze, le etnie, le religioni e fare di tutto questo ricchezza, nuova conoscenza, sapienza che aiuterà anche noi a stare sulla strada del rispetto sia degli uomini che del creato.
Sollecitare l'abolizione delle misure  intollerabili, dall'ergastolo e 41 bis agli OPG. 
Aiutare nella rivendicazione di una vita più dignitosa all'interno e lavorare insieme per costruire dei veri percorsi di ritorno alla libertà su basi nuove
Non tollerare la presenza di bimbi innocenti dietro le sbarrecon le madri. I bambini incarcerati sono più di 40…Garantire cure ed assistenza a chi ne ha bisogno e quando questo non è possibile considerare necessaria la scarcerazione.
Sono tante piccole grandi conquiste, da fare insieme, tutti quelli coinvolti, anche coloro che in carcere lavorano in uno stato di estremo disagio.
Impedire con la denuncia   che il carcere diventi terreno di sfruttamento e di mercato.
Dunque nulla di trascendente, solo il rispetto delle leggi nella struttura e da parte di chi ha il compito di applicarle. Se si vuole fare giustizia, questo bisognerà impegnarsi a fare. Tenere ferma nel cuore la convinzione che l'ingiustizia genera miseria, la miseria rabbia e odio, l'odio lotte e guerre.
Le  chiese, le parrocchie, le Opere di misericordia, le associazioni di volontariato,  i centri sociali anche laici, dove si affrontano i disagi derivanti dalla crisi, non solo economica ma anche di valori, gli operatori, le istituzioni in primis debbono avere la consapevolezza che Il carcere è parte del nostro territorio, è parte della nostra vita, e come tale va considerato o, come dice e fa papa Francesco va "abbracciato".    

Vincenzo Russo
Cappellano Casa Circondariale
Sollicciano Firenze

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