Premio Letterario Internazionale di Narrativa e Poesia "Giorgio La Pira"

Il mondo di oggi ha bisogno sempre più di persone che sappiano “convertire in investimenti di pace gli investimenti di guerra, trasformare in aratri le bombe, in astronavi di Pace i missili di guerraGiorgio La Pira

sabato 18 novembre 2017

Editoriale di mons. Giordano Frosini uscito sul settimanale "La Vita"

I nostri giovani in caduta libera

La chiamano generazione della rete, quella che va dai 15 ai 24 anni, perché cresciuta nell’era digitale, ed è la prima passata in rassegna per le sue preferenze e i suoi comportamenti in una recente inchiesta pubblicata sul quotidiano nazionale La Repubblica dal noto sociologo Ilvo Diamanti. Tutto, o quasi, sostanzialmente regolare nei confronto fra i dati attuali e quelli raccolti sugli stessi argomenti 14 anni fa, cioè nel 2003, fuorché in due casi, quello della politica e soprattutto quello della religione, dove si assiste a un fenomeno di vera e propria caduta libera, con un passaggio di apprezzamento e di partecipazione dal 25 al 7%. Un fatto che suggerisce all’analista l’uso dell’espressione popolare: “Non c’è più religione”. Un modo di dire a cui si ricorre spesso quasi per scherzo, ma che in questo caso va preso tremendamente sul serio e non può che preoccupare seriamente l’intero mondo dei credenti. È vero che la media nazionale, passando, nello stesso tempo, dal 37 al 27%, appare assai meno rovinosa, ma non è detto che la generazione in questione, crescendo in età, cresca anche nella sua stima e nel suo attaccamento alla religione dei padri. Potrebbe anche succedere che il divario rimanesse uguale o addirittura aumentasse ancora. Il trend, la tendenza sembra proprio andare in questa direzione. Anche il calo della stima alla politica, meno rovinoso, non è certo un dato positivo e sottolinea ancora di più la tendenza individualistica che caratterizza la nostra gioventù.
Dinanzi a constatazioni del genere, gli atteggiamenti possibili sono due: o lo scoraggiamento e la depressione, che non vogliamo nemmeno prendere in considerazione, perché non si confà per nessuna ragione e in nessun momento al cristiano; oppure un celere rientro in se stessi per un severo esame di coscienza in tutti coloro che, pure se in  vario modo, avvertono i pericoli che una situazione del genere nasconde per il presente e più ancora per il futuro della nostra società. Anche il laicista non dovrebbe considerarsi del tutto estraneo a una notizia del genere, dal momento che il disordine che ne sta uscendo non potrà non coinvolgere anche lui. In fin dei conti, a tutti e due, il credente e il non credente, rivolgeva le sue parole di fuoco il filosofo Federico Nietzsche quando, più di un secolo fa, scrisse la terrificante storia del pazzo che andava gridando senza posa sulla piazza del mercato l’annuncio della morte di Dio: “Dio è morto, l’abbiamo ucciso noi”. Il sovvertimento o, peggio ancora, il nichilismo dei valori non risparmierà nessuno: “Non si è fatto più freddo? Non viene continuamente la notte e più notte? Non bisogna accendere lanterne di mattina?”. Le conseguenze del gesto folle si sarebbero viste più tardi. Il pazzo è anche lucido: “Il mio tempo non è ancora venuto… Lampo e tuono hanno bisogno di tempo, la luce delle stelle ha bisogno di tempo, le gesta hanno bisogno di tempo”. Ma ora, ci viene assicurato, il fantasma del nichilismo si aggira intorno a noi. L’occidente ne è sempre di più invaso.
Troppo forti queste parole per descrivere la nostra situazione? Troppo drammatico il tono di questo annuncio? Ma il nichilismo ha trovato nel nostro tempo anche vie più pacifiche e più feriali per penetrare nel nostro mondo, per sconvolgere l’animo dei nostri ragazzi, per mettere a repentaglio l’intero mondo dei valori e così rovesciare la geografia del pensiero e della prassi dell’intera società. È la cosiddetta post-modernità che ha soppiantato l’epoca tronfia della ragione e della potenza e, insieme a effetti certamente positivi, ha anche prodotto vuoti incolmabili nelle strutture razionali e morali dell’uomo e della società, in particolare del mondo giovanile, il più esposto e il meno capace di auto-difesa dinanzi alle sempre più violente provocazioni che lo colpiscono e lo avvolgono da ogni parte.
La denuncia viene da parte religiosa ma anche da parte di tutti coloro (e non sono affatto molti) che non intendono abdicare a quanto di più grande e di più nobile ci è stato tramandato dal passato, in particolare ai valori della trascendenza, gli unici capaci di dare una risposta esaustiva alla domanda del senso della vita. Un’offerta rifiutata forse inconsapevolmente che spiazza l’uomo e lo lascia in balia del non-senso e della disperazione. “Figli del nulla”: l’espressione non è un’offesa alla famiglia, che molte volte soffre della sbandata dei propri figli. E non ci può essere una qualifica più deprimente e più rattristante di questa. E noi uomini di chiesa che rimaniamo incapaci di comunicare ai figli dell’era digitale l’offerta esaltante della divinizzazione!
Difficile, difficilissimo sapere come comportarsi in una situazione come questa. Attendiamo con fiducia il Sinodo sui giovani voluto da papa Francesco per chiarirci le idee e individuare qualche via sicura da percorrere. Una cosa però non possiamo non capirla fin da ora: non c’è tempo da perdere, la chiesa deve ritrovare con urgenza le sue energie migliori, portare a compimento i tanti progetti sospesi, aggiornare senza paura i suoi comportamenti secondo i segni dei tempi e le mozioni dello Spirito Santo.
Giordano Frosini

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