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Il mondo di oggi ha bisogno sempre più di persone che sappiano “convertire in investimenti di pace gli investimenti di guerra, trasformare in aratri le bombe, in astronavi di Pace i missili di guerraGiorgio La Pira

mercoledì 22 luglio 2015

Chiti: «Sui temi sensibili resti il bicameralismo»



Dal quotidiano Avvenire

Angelo Picariello
14 luglio 2015



Avviare un confronto serio al Senato dentro il Pd, evitando la scorciatoia dei «transfughi». Vannino Chiti spiega la sua proposta, firmata da 25 senatori Dem, che mette insieme risparmi per 120 milioni con i tagli alle indennità (pur re-introducendo i senatori eletti) e attribuisce maggiori funzioni al Senato rispetto al testo licenziato dalla Camera: «Se l’Italicum risolve il problema della governabilità, non ha alcun senso tenere anche i temi sensibili - dall’intesa con le confessioni religiose alla bioetica, dalle unioni civili al fine vita - nelle materie di governo riformabili col voto di una sola Camera».


Il governo, con il ministro Boschi, si dice disponibile a non forzare i tempi.
Un segnale positivo. Che però può essere finalizzato a due scopi del tutto diversi, ampliare la base del consenso, o creare di un gruppo di cosiddetti "responsabili". Ma il trasformismo è un male delle istituzioni, che toglierebbe ogni credibilità alla riforma.


I senatori, senza vincolo di mandato, potranno dissentire da mutamenti di rotta del proprio partito?
La Costituzione chiama in causa la libertà di coscienza dei singoli parlamentari, ma il fenomeno, qui, è l’esatto contrario: è un dare un prezzo alla propria coscienza in base alla convenienza del momento. Una cosa è cercare il dialogo con i gruppi di Forza Italia, M5S, Sel, Lega (tutti convinti che si debba superare il bicameralismo paritario) per avere il consenso più ampio, rispettando le convinzioni dei singoli. Altra è assecondare fenomeni di frammentazione per evitare il confronto nel Pd.


Di quanto tempo c’è bisogno per completare l’iter?
Se l’intesa da cercare al Senato coinvolgerà anche i gruppi della Camera si può fare in modo che il successivo passaggio a Montecitorio avvenga senza modifiche, evitando ulteriori ping pong. Di modo che per marzo la riforma sia completa, e il referendum si possa tenere per giugno 2016. Ma noi crediamo si debba andare oltre: stipulando un patto che porti a concludere la legislatura regolarmente, nel 2018.


Da Renzi intravede maggiore disponibilità?
È stato lui stesso ad affermare che dopo l’approvazione dell’Italicum vanno valutati nuovi pesi e contrappesi. Come base di partenza una sola Camera che dia la fiducia e abbia l’ultima parola sulle leggi non bicamerali e un Senato ridotto a soli 100 componenti può trovare un consenso quasi unanime. Noi aggiungiamo che si potrebbe intervenire anche sul numero dei deputati, riducendoli a 500, mentre pensiamo che i senatori debbano essere eletti su base regionale con metodo proporzionale, nella stessa tornata che rinnova i Consigli regionali.


Ma Renzi aveva già annunciato che nessun senatore sarebbe stato più eletto.
È già una riduzione scendere da 315 a 100, noi aggiungiamo il taglio di 130 deputati. In più proponiamo un taglio delle indennità da parametrare a quella del sindaco di Roma, che è meno della metà dell’attuale, intorno ai 5mila euro mensili. Con un risparmio complessivo di circa 120 milioni. Inoltre l’elezione diretta dei senatori ne renderebbe più forte la legittimazione, evitando duplicazioni di incarico per consiglieri regionali e sindaci, come è adesso.


E sarebbe funzionale all’ampliamento delle loro materie di pertinenza.
Certo. Fin qui il Senato, nel testo approvato a Montecitorio, interviene sulle leggi costituzionali, leggi elettorali e trattati dell’Unione Europee. Nel nostro documento chiediamo che la Camera si limiti a decidere in unica lettura sulle materie oggetto del programma di governo, e vadano quindi escluse le materie inerenti gli articoli 7 e 8, il Concordato con la Chiesa cattolica e le intese con le confessioni religiose. Altrettanto, temi come il fine vita, o le materie bioetiche, richiedono approfondimento e non la fretta e la determinazione dell’azione di governo, ed è bene che mantengano carattere bicamerale.


Saranno d’accordo nel suo partito, che manifesta fretta sulle unioni civili?
Al di là dei diversi convincimenti che ci possono essere, rispetto a certe tematiche bisogna avere l’umiltà e la pazienza di sciogliere i nodi con l’ascolto e non con i colpi di spada. Se parliamo di pesi e contrappesi, per l’Italicum, aggiungere sul treno rapido della governabilità anche un vagone con questi temi delicati sarebbe un grave errore.


Le battute telefoniche in questi giorni finite sui giornali non rischiano di avvelenare il clima nel dialogo del Pd?
Certo, non aiuta l’idea di una politica che vive di trappole. Certe conversazioni - al di là della loro pubblicazione, discutibile - non ci dovrebbero essere, danno l’idea di una politica che è degenerata nel nostro Paese. La storia della compravendita dei senatori è una vicenda brutta, e più brutto ancora sarebbe archiviarla con l’indifferenza, o peggio, pensare di fare le riforme con processi che evochino di nuovo fenomeni di trasformismo.

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